Il tempio di Diana di Nemi? E’ più antico di quello che si era fino ad oggi creduto.

Il tempio di Diana di Nemi? E’ più antico di quello che si era fino ad oggi creduto.

NEMI – La campagna di scavi conclusa poche settimane fa ha spostato indietro le lancette del tempo: l’area sacra era già utilizzata nel V secolo aC

Il tempio di Diana di Nemi? E’ più antico di quello che si era fino ad oggi creduto. L’evidenza che il santuario situato sulle sponde del lago castellano sia risalente quantomeno al V secolo avanti Cristo, vale a dire un secolo prima di quanto noto, è apparsa nel corso della campagna di scavi conclusa pochi giorni fa. Una scoperta sensazionale che sposata ancora più indietro le lancette del tempo consegnando una nuova ulteriore importanza all’eccezionale sito religioso.

Anche quest’anno, come detto, si è svolta una campagna di scavi e ricerche presso il tempio di Diana: le attività si sono svolte dal 20 luglio al 19 settembre scorso.

Gli scavi sono stati condotti, come sempre dal 2003 ad oggi dai professori Filippo Coarelli e Paolo Braconi dell’Università di Perugia (dipartimento di Lettere) e da Francesca Diosono della Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera, sotto l’alta sorveglianza della dottoressa Giuseppina Ghini della Soprintendenza Archeologia per il Lazio e l’Etruria Meridionale. Sono collaboratori ufficiali delle attività castellana la Scuola di specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio per lo studio ed il restauro dei monumenti dell’Università la Sapienza di Roma (dal 2013), che si occupa del rilievo architettonico, e il Dipartimento di Cartografia della Teknische Universität di Monaco di Baviera (dal 2012), che si occupa del rilievo topografico e tridimensionale e quest’anno delle prospezioni geoelettriche.

Hanno partecipato agli scavi ed alle attività di ricerca, oltre agli studenti di Perugia e Monaco di Baviera e della Scuola di Specializzazione di Roma sopra citate, studenti, specializzandi e dottorandi delle seguenti Università italiane ed europee. Si tratta nello specifico dell’Università del Salento; Università di Napoli “L’Orientale”; Seconda Università di Napoli; Università di Bologna – sede di Ravenna; Università di Pisa “La Normale”; Politecnico di Bari, Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio; Universidad de Granada; Universidad de Salamanca; Humboldt Universität Berlin; Universität Bonn; Université de Strasbourg; Université de Bordeaux; Université de Reims. Tutta l’Europa, insomma, si è ritrovata ancora una volta sul costone nemese.

 

Nota dolente resta però il finanziamento degli scavi. Le attività di ricerca nonostante l’importanza dei rinvenimento soffrono di una cronica carenza di fondi. I pochi fondi disponibili per il vitto, il carburante e le attrezzature sono a carico dell’Università di Perugia e di Monaco di Baviera con il supporto logistico del Comune di Nemi. Altri finanziamenti, aiuti e sostegni sono stati garantiti quest’anno dall’Associazione culturale Romandando di Roma, del Gruppo Archeologico “Bruno Martellotta” di Grottaferrata, dal circolo Legambiente Appia Sud “Il riccio”, dal ristorante Il Ramo d’oro di Nemi. Il rilievo finale con l’utilizzo di un drone è stato offerto dalla Idrogeotec di Perugia.

Oggetto delle ricerche questo anno è stato l’edificio stesso del tempio dedicato a Diana, con le sue tre fasi edilizie già note di fine quarto secolo a.C. – III-II sec. a.C.; secondo quarto del I sec. a.C. In queste tre fasi l’edificio sacro è diventato sempre più grande e monumentale. Quest’anno è avvenuta l’identificazione di una fase del tempio ancora più antica rispetto alle altre, databile al V secolo a.C. Di cui restano alcune strutture murarie ed elementi architettonici decorativi, al centro degli edifici successivi.

 

Mentre il grande tempio di blocchi di peperino della fine del quarto secolo a.C. è da attribuirsi probabilmente al comparire di Roma (come riportato anche da Tito Livio) nella gestione dell’importante santuario di Nemi dopo lo scioglimento della Lega Latina del 338 a.C., con il consolidarsi del dominio dell’Urbe sull’area dei Colli Albani, questo piccolo tempio più antico va identificato col tempio in cui aveva il suo centro religioso proprio la lega latina dalla fine del sesto secolo a.C., la cui dedica è ricordata da Catone da parte del Dictator di Tusculum Manio Egerio Bebio e dalle altre città latine federate contro Roma (Ariccia, Lanuvio, Laurentum, Cora, Tibur, Pometia, Ardea e i Rutuli).

Si tratta di una scoperta, come detto, eccezionale sia dal punto di vista archeologico che storico. Una scoperta che conferma ancora una volta l’antichità del culto di Diana nemorense e l’importanza del santuario nel Lazio arcaico. Altri materiali rinvenuti nel corso della campagna di scavo permettono di risalire fino al Neolitico ed all’età del Bronzo anche in questa parte dello scavo.

Continuano come ogni anno, infine, i rinvenimenti di doni, sacrifici e offerte votive dedicate a Diana nella lunga storia della vita del santuario.

Insomma, un sito che non smette di sorpredere e che si segnala ancora una volta ancora tutto da scroprire. Uno dei siti archeologici più importanti del centro Italia.

Data di pubblicazione: 01 April 2022

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